Quando parliamo di mal di schiena persistente stiamo parlando di un dolore localizzato all’incirca a livello della zona lombare della colonna (ma che può essere percepito anche su un'area più ampia, coinvolgendo strutture limitrofe alla colonna) e che non ha una diretta correlazione con un danno anatomico delle strutture vertebrali. Il persistere del dolore nel tempo trova le sue cause in mezzo ad un ampio panorama di fattori che coinvolgono gli aspetti biologici, psicologici e sociali.
Nella prevenzione del mal di schiena persistente molte aziende programmano corsi sulla corretta mobilitazione dei carichi soprattutto in specifici ambienti lavorativi. Questi corsi insegnano soprattutto come piegarsi per sollevare un peso poiché la flessione in avanti della colonna viene comunemente considerata la maggiore causa di sovraccarico della colonna e la più provocativa del dolore vertebrale. [1]
Tuttavia va ricordato che c’è differenza tra il mal di schiena persistente aspecifico e il mal di schiena da sovraccarico lavorativo (tipico di alcune categorie lavorative in cui la mobilitazione di pesi come ad esempio scatoloni pesanti è all’ordine del giorno e non una situazione occasionale). Quindi è bene distinguere le due tipologie eziopatologiche.
In ogni caso rimane ancora poco chiaro se il sollevamento di pesi da terra sia effettivamente un fattore di rischio per lo sviluppo del mal di schiena. Anche perché il carico ottimale da sollevare non è un numero uguale per tutti ma ogni individuo avrà una tolleranza diversa tra il troppo e il troppo poco: infatti troppo poco carico ( = basso livello di attività fisica) causa la distruzione meccanica a livello cellulare delle strutture che costituiscono il complesso della colonna vertebrale e portano quindi a situazioni patologiche. Come altrettanto, un carico troppo elevato può creare disordini muscolo-scheletrici e distruggere alcune strutture cellulari. [2]
Non c’è nessuna evidenza testata su soggetti in vivo che la flessione anteriore della colonna per sollevare un peso sia un fattore predittivo di mal di schiena, e nemmeno che il sollevamento dei carichi con la colonna perfettamente dritta sia più “sicuro” (nonostante sia una delle più sedimentate convinzioni tra i pazienti e i professionisti sanitari). [3]
Solitamente la convinzione più diffusa in color che soffrono o hanno sofferto di mal di schiena è che la loro colonna sia una struttura molto vulnerabile che può infortunarsi molto facilmente e che per questo necessita di molta protezione. C'è da dire che queste convinzioni arrivano spesso direttamente dai professionisti che hanno avuto in cura questi stessi pazienti. Consigliare di proteggere la colonna può non essere una strategia utile di trattamento. [4]
Alcuni arrivano a piegarsi in avanti molto lentamente, aspettando si manifesti per forza il dolore, piegano pochissimo la colonna e molto spesso co-attivano più muscoli per tenere bloccata la schiena (come se fossero rinchiusi dentro ad un corsetto rigido). Questa modalità di movimento è poco efficiente in termini biomeccanici ed è correlata ad un maggiore carico vertebrale che può essere un fattore favorevole per lo sviluppo di dolore.
Come già anticipato sopra, la teoria che il piegamento con la colonna eretta sia il più sicuro, deriva da uno studio sperimentale condotto in vitro circa vent’anni fa: tuttavia questi dati non sono mai stati riconfermati negli studi condotti in vivo negli ultimi dieci anni.
Infatti a livello biomeccanico è stato dimostrato che sollevare un peso con la colonna flessa è un movimento più efficiente e naturale rispetto al mantenimento della colonna dritta. [5]
Una riflessione che spesso faccio con i pazienti che seguo è questa: pensate di voler provare ad alzare con una mano un manubrio di 10/15kg piegando il gomito (utilizzando quindi il bicipite). Posso anche insegnarvelo a fare nel modo più corretto possibile ma se non siete allenati a farlo (e quindi non l’avete mai fatto prima o non l’avete mai fatto prima con quel carico), molto probabilmente dopo aver provato un po’ di volte vi farà male il braccio almeno per un paio di giorni. La stessa cosa può succedere quando vi chinate per raccogliere un peso: che vi pieghiate in un modo o in un altro, se il carico è al di fuori della vostra portata e siete persone che magari hanno già sperimentato il dolore alla schiena, molto probabilmente il risultato sarà di nuovo il mal di schiena. Non perché in quell’unico movimento abbiate rotto qualche struttura della vostra colonna, ma semplicemente non eravate allenati per quel carico.
La risposta quindi sta sempre nell’esercizio, abbinato ad una buona dose di consapevolezza di quello che il dolore può essere. Va contestualizzato perché ormai ci sono tantissime evidenze in letteratura per cui il dolore è coadiuvato da tantissimi fattori, molto spesso ignorati o sottovalutati.
Inoltre aggiungo che per alcune categorie lavorative in cui la mobilitazione dei carichi è all’ordine del giorno, oltre che insegnare le modalità più corrette per farlo (posto che quelle stesse modalità sono state messe più volte in dubbio!) è fondamentale abbinare una preparazione fisica adeguata per farlo. Non basta dare le istruzioni senza fornire la benzina per far funzionare la macchina. Questa preparazione può essere fatta col fisioterapista in una prima battuta, ma poi può e deve essere condotta subito dopo in autonomia a casa o in palestra con un trainer o può essere associata a numerose attività sportive.
L’importante è che sia qualcosa che ci appassioni e che ci dia la motivazione per rimanere attivi!
Se hai una storia di mal di schiena e vuoi sapere come comportarti in base alle tue necessità quotidiane, contattaci.
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Fonti bibliografiche:
[1] The effect of lifting during work on low back pain: a health impact assessment based on a meta-analysis - Coenen P et all. 2014
[2] Letter to the editor regarding: Causal assessment of occupational lifting and low back pain: results of a systematic review - McGill M, 2011
[3]What do physiotherapists and manual handling advisors consider the safest lifting posture, and do back beliefs influence their choice? - Nolan D et all, 2018
[4] Unravelling the complexity of low back pain - O’Sullivan P et all, 2016
[5] The effect of lumbar posture and pelvis fixation on back extensor torque and paravertebral muscle activation - Holder L. 2013
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