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  • Immagine del redattoreFrancesca Pavan

MAL DI TESTA E FISIOTERAPIA: CI SONO SEMPRE PIU' PUNTI DI CONTATTO.

La riproduzione temporanea del proprio mal di testa quando si vanno a testare le strutture cervicali è considerata uno dei criteri chiave per la diagnosi della cefalea cervicogenica. Infatti nel caso di una cefalea secondaria di origine muscolo-scheletrica, come la cervicogenica, è ovvio pensare che la risoluzione del problema stia proprio nel trattamento delle strutture cervicali disfunzionali.


Tuttavia dalla letteratura scientifica emerge un dato molto interessante che viene preso in considerazione nella pratica clinica davvero poche volte: è stato dimostrato infatti come in una larga percentuale di pazienti con cefalea primaria possa esserci una riduzione significativa del mal di testa tramite tecniche manuali a livello cervicale nonostante l’origine della patologia sia una disfunzione del sistema nervoso centrale. Infatti nel 95% degli emicranici (classificati secondo i criteri della Headache Society) si è riusciti a riprodurre il tipico mal di testa mentre si testavano passivamente i movimenti accessori dei segmenti inter-vertebrali tra l’occipite e la terza vertebra cervicale (tratto cervicale superiore). Questo fatto ha suggerito che l’esistenza di una sensibilizzazione centrale dei neuroni afferenti al nucleo trigemino-cervicale potesse avere una base cervicogenica (ovvero potesse avere origine dalle strutture della regione cervicale).


Secondo queste dimostrazioni si è dedotto che il sintomo riferito del mal di testa proveniente dalle strutture cervicali possa essere un’importante caratteristica dell’emicrania (seppure normalmente non venga identificato come tale). Nello studio condotto da Watson D. et coll. (2014), dopo aver ripetuto più volte la tecnica manuale sulle strutture cervicali, il sintomo locale e quello riferito alla testa diminuivano contemporaneamente col diminuire del riflesso trigemino facciale (blink reflex o anche chiamato riflesso di ammiccamento che valuta il livello di sensibilizzazione del nervo trigemino - risulta sempre aumentato nei pazienti con emicrania o cefalea).

Questa è la prima volta che si dimostra che una tecnica manuale a livello cervicale può influenzare la neuro-trasmissione nocicettiva a livello del circuito trigeminale e quindi avere un impatto positivo sul sistema nervoso centrale riducendo la percezione del dolore.



Di conseguenza gli obiettivi clinici dell’applicazione di queste tecniche manuali sono sia ristabilire la normale mobilità dei tessuti (ad esempio il ripristino della mobilità delle articolazioni zigo-apofisarie), ma anche e soprattutto normalizzare gli input afferenti provenienti dalle strutture del sistema muscolo-scheletrico, in modo che non vengano più registrati come nocivi dal sistema nervoso centrale.

I meccanismi biologici insiti negli effetti delle mobilizzazioni vertebrali non sono ancora ben conosciuti. Uno dei principali fondamenti logici dell’intervento manuale è che vi sia un’interruzione di segnali sensoriali nocicettivi provenienti dalla disfunzione biomeccanica vertebrale. Attraverso le tecniche manuali i recettori, che reagiscono alla deformazione meccanica dei tessuti, registrano progressivamente una riduzione del segnale doloroso e quindi si ha una conseguente riduzione del dolore percepito.

Questo meccanismo si riflette nei processi nocicettivi delle persone affette da emicrania: i segnali provenienti dal tratto cervicale superiore possono avere un effetto negativo a livello del circuito trigeminale (causando il mal di testa) e questo può essere ridotto attraverso la riproduzione dei sintomi e la loro progressiva riduzione.


Riassumendo, si è visto quindi che gli input nocicettivi provenienti dalle strutture cervicali contribuiscono allo sviluppo del mal di testa nelle persone con emicrania e che questi stessi sintomi dolorosi possono diminuire attraverso determinate stimolazioni del tratto cervicale superiore.


Cerchiamo ora quindi di capire un po’ di più cosa può provocare dei segnali nocivi provenienti dalle strutture cervicali e diretti al nucleo trigemino-cervicale.

Come già anticipato, recenti ricerche hanno dimostrato che nel 95% degli emicranici (con dolore unilaterale alternato) si ha la riproduzione dei sintomi del mal di testa con stimolazioni manuali a livello cervicale. Nella classificazione internazionale delle cefalee, l’alternanza del lato in cui si manifesta il mal di testa è ritenuta essere legata ad un quadro diagnostico prettamente muscolo-scheletrico (cefalea di tipo secondario) e non ad una cefalea di tipo primario. Infatti questo aspetto viene comunemente considerato nelle cefalee cervico-geniche - le più comuni all’interno del gruppo di cefalee secondarie. Tuttavia nell’articolo di Watson D. (2018) si è posta l’attenzione sulla presenza dell’alternanza del lato sintomatico anche nelle persone con cefalea primaria (nello specifico negli emicranici) in cui si ipotizza che un appropriato trattamento della regione cervicale possa avere ripercussioni positive sulla gestione della cefalea stessa - seppure non di origine muscolo-scheletrica.



E’ stato visto nell’esperienza clinica, che nei pazienti con mal di testa percepito solo su un lato della testa, la seconda vertebra cervicale era ruotata sempre dal lato opposto rispetto ai sintomi del mal di testa stesso (e quindi il processo spinoso della vertebra era ruotato dallo stesso lato dei sintomi). Nei pazienti con cefalea alternata si è visto che se 7 attacchi su 10 scatenavano sintomi sul lato destro, allora il processo spinoso della seconda vertebra cervicale era deviato verso destra e viceversa.

Un altro elemento molto rilevante registrato a livello clinico sui pazienti è che l’ipo-mobilità del segmento occipite-seconda vertebra cervicale fa aumentare la pressione intra-discale del disco interposto tra la seconda e la terza vertebra (quindi subito al di sotto dell’area ipo-mobile). Ne conseguono così dei ripetuti micro-traumi a livello di questo disco che vanno a susseguirsinel tempo. Quindi già considerando solo questo primo aspetto capiamo che è importante consentire al segmento cervicale superiore una corretta mobilità attraverso l’impiego di tecniche manuali specifiche.


Il secondo aspetto da considerare è che il muscolo obliquo inferiore del capo pur non passando a livello del segmento seconda-terza vertebra cervicale, è talmente ricco di fusi neuromuscolari (242 per grammo di tessuto muscolare) da essere molto suscettibile all’asimmetrica distribuzione della pressione intradiscale: la sua alta reattività è responsabile dello spasmo muscolare che caratterizza questo muscolo.

Questo spasmo va a stressare le articolazioni tra l’occipite e la terza vertebra cervicale (tutti segmenti potenzialmente responsabili del mal di testa) oltre che accentuare la rotazione della seconda vertebra su cui il muscolo si inserisce e agisce meccanicamente. La qualità e la quantità della rotazione della seconda vertebra cervicale diventano perciò un punto cruciale sia diagnostico che di trattamento in questa tipologia di persone al fine di intervenire su alcuni aspetti legati alla sintomatologia del loro mal di testa.


Per saperne di più conttataci.



N.B. Le informazioni sono state tradotte dagli articoli citati qui di seguito e riadattate in modo da utilizzare termini meno scientifici e più facilmente comprensibili a tutti (soprattutto a chi non lavora/studia in ambito medico-riabilitativo).




Fonti:

“Alternating headache: C2-3 guilty or not?” - Watson D. (2018)

“Cervical referral of head pain in migraines: effects on the nociceptive blink reflex” - Watson D. et all (2014)

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